Anche nella vita normale è bello sentirsi primi qualche volta.
Primi a percorrere una discesa dopo la sua “apertura”, primi a raccontarne il tracciato.
Questo canale est è strepitoso, ha il perfetto mix tra pendenza e tecnica, non richiede troppo materiale ma necessita di una buona analisi delle condizioni per potersi divertire senza dover “ravanare” troppo e sicuramente una buona conoscenza di se stessi per non cadere nelle numerose “trappole” presenti lungo la salita.
31.03.2021, il canale est è nel curriculum.
Caratteristiche del canale est e materiale consigliato
- Pendenza: la media sciabile di questo canale est è sui 45 gradi, con qualche pezzo più stretto e più ripido (da valutare salendo)
- Caratteristiche sciatore: OSA+
- Altro: noi abbiamo trovato 3 tratti (descritti in seguito) di arrampicata
- Pala, artva, sonda
- Imbrago
- 2 picche (personalmente più comode rispetto ad averne una sola)
- Ramponi, meglio in acciaio per l’arrampicata su misto
- Caschetto, evidente probabilità di scarico materiale dall’alto
- Corda, materiale per eventuali soste (cordini, chiodi, maglie rapide) e attrezzatura da discesa a discrezione; non ho trovato ancoraggi comodi per una calata, ma nel dubbio avevamo tutto anche noi.
L’avvicinamento dalla Val delle seghe – Molveno
Fermo restando il poter attaccare la salita dalla Val Brenta (vedasi l’avvicinamento al Canalone Neri) o dalla Val Ambiez (vedasi l’articolo del Canale Graffer, passando però dalla Forcolotta di Noghera o dalla Ferrata Brentari), questa volta abbiamo preferito salire da Molveno, e più precisamente dalla Val delle Seghe.
Arrivati a Molveno, scendere nel lungolago e, seguendo le insegne, svoltare a destra per andare verso il supermercato. Continuare fino alla fine della retta, lasciando sulla propria sinistra la Stazione del Soccorso Alpino e i campi da calcio sintetici, e parcheggiare nella zona del Centro Ittiogenico di Molveno (qui le indicazioni stradali).
Qui inizia la salita su lunga strada forestale: si passerà di fianco alla Baita Ciclamino (927m), per poi proseguire e raggiungere la quota di 1324m e il bivio sulla sinistra (sentiero 319) che porta verso il Rifugio Selvata (1652m) – con le pelli, salendo, è meglio puntare verso il sentiero estivo (sentiero 340, incrociato ora a circa 1590m) e passare a destra del Rifugio per risparmiare qualche minuto prezioso.
Si prosegue nel vallone (indicativamente seguire le tracce estive – su GPS – del sentiero 319) raggiungendo il Bait dei Massodi (1983m) da cui si vedranno il Rifugio Tosa (bivacco invernale, oltre che rifugio estivo) e il Rifugio Pedrotti (2491m). La via di salita passa tra le due strutture, concludendosi al passo tra la Brenta Bassa e la Bocca di Brenta sulla destra e il Croz del Rifugio sulla sinistra.
Dopo una dovuta pausa di recupero e uno sguardo alle maestose cime circostanti, il percorso continua aggirando la Cima Brenta Bassa in falso piano (sui passi del sentiero estivo 358) e in circa mezz’oretta scarsa avrete davanti la parete e il canale in una prospettiva da togliere il fiato; il restante percorso è evidente.

Il canale, salita e discesa
Purtroppo non ho le quote delle varie situazioni incontrate.
Poco male, sarebbero state inutili dato che già cambiate rispetto a quelle trovate da Luca Dallavalle durante la sua prima apertura del canale est (per lui 2 tratti 35+5 in arrampicata, per noi 3 – 5+5+30).
Una volta entrati nel canale con picche e ramponi e la Busa Tramontana alle spalle, si parte subito con un 4m circa di arrampicata verticale (TRATTO 1).
Guardando la parete pare più intuitiva la salita a destra, in realtà conviene mantenere la sinistra (molte più prese e appoggi per gli arti), complice anche la parete laterale che aiuta a salire in “spaccata”.

Si continua poi su neve (la prima parte dello scivolo abbastanza ghiacciata) fino al raggiungimento del secondo tratto di rocce (TRATTO 2), un passaggio davvero breve e tranquillo: lo si prende da sinistra, attraversamento su roccia verso destra e via di nuovo a salire (complessivamente 5/6m) – probabilmente questo tratto, in condizioni di maggior innevamento, lo si riesce a fare con gli sci in discesa.

Da qui il canale fa una morbida curva verso sinistra (davanti a voi ci sarebbe un muro di roccia eccessivo) mostrandovi quello che sarà il terzo ed ultimo tratto in arrampicata (TRATTO 3): un 30m di misto mediamente appoggiato ed abbastanza intuitivo nella linea.
Ora non resta che raccogliere le ultime energie, testa bassa e via fino al vertice della montagna.

Il canale non porta direttamente in Cima Tosa, ma sculmina un bel po’ a destra della via normale di salita: la Madonnina spiccherà davanti a voi, visibile, a circa 15/20 minuti di cammino sul plateau di vetta.
Per comodità, essendo la quarta salita della stagione, noi ci siamo fermati al termine del canale.
La discesa (per noi iniziata verso le 11.00 circa con gli sci ai piedi) è naturale e almeno nella prima parte non presenta nemmeno pendenze eccessive.
Si scende seguendo sostanzialmente le tracce di salita cercando la linea di maggior larghezza fino ad arrivare alle prime roccette.
Attenzione nel cambio sci-ramponi, ce ne saranno 3 nel corso del canale e di difficoltà crescente a causa del fondo che passa da “morbido” nella parte alta dove prende il sole, a molto duro nella parte più profonda del canale.

La prima disarrampicata è lunga ma, con un po’ di attenzione, fattibile senza troppe difficoltà.

Terminata, si possono subito rimettere gli sci e godersi la parte più larga e bella del canale fino ad arrivare al secondo tratto da fare a piedi: breve, facile e veloce.

Da qui in poi attenzione: la neve cambia notevolmente in consistenza e il canale si stringe, inoltre lo scolo termina esattamente sull’ultimo salto roccioso (quello a parer mio più “rognoso”) senza possibilità di errore.
Chi se la sente prosegua cautamente con gli sci, chi è in dubbio si prepari almeno con la picca in mano.

L’ultimo cambio sci-ramponi è stato il più scomodo: terreno molto spanciato, solo punta e coda dello sci tenevano, stretto e con la “Spada di Damocle” del salto che pendeva sempre sopra di noi.

Una volta messi i ramponi, iniziare a scendere disarrampicando per poi incamminarsi verso l’uscita dove la Cima Margherita e la Brenta Bassa faranno nuovamente da sfondo alla scialpinistica.
Tenersi il più alti possibile nel traverso di rientro al Rifugio Pedrotti (breve tratto senza sci a metà strada) e poi giù al Rifugio Selvata e al Rifugio Croz dell’Altissimo.
L’uscita è conclusa, anche questa andata alla grande.
Qui il video YouTube.